Il pre­si­den­te Zela­ri e il respon­sa­bi­le “Vivai­smo” Magaz­zi­ni fre­na­no i toni trion­fa­li­sti­ci per i dati del Moni­tor dei distretti

Con­fa­gri­col­tu­ra Pisto­ia: bene l’export del Distret­to vivai­sti­co nel 2020 (+5%), ma non è boom di fat­tu­ra­ti e tan­to meno di guadagni

L’export vale solo cir­ca la metà del fat­tu­ra­to del­le azien­de del distret­to vivai­sti­co orna­men­ta­le di Pisto­ia e sono nel frat­tem­po net­ta­men­te aumen­ta­ti i costi di pro­du­zio­ne sia per fat­to­ri con­tin­gen­ti, qua­li il loc­k­do­wn dell’anno scor­so per la pan­de­mia o le gela­te degli ulti­mi gior­ni, che per moti­vi strut­tu­ra­li come i meto­di pro­dut­ti­vi sem­pre più eco­so­ste­ni­bi­li in un con­te­sto di for­te rischio di dif­fu­sio­ne di agen­ti pato­ge­ni alieni.

 

«La cam­pa­gna pri­ma­ve­ri­le del 2021 si è aper­ta posi­ti­va­men­te sull’onda del buon anda­men­to dell’export nel­la secon­da metà del 2020, con un bilan­cio fina­le posi­ti­vo del +5%, come cer­ti­fi­ca­to anche dai dati del Moni­tor dei distret­ti di Inte­sa San­pao­lo. Ma dal­la giu­sta sod­di­sfa­zio­ne per que­sta ripre­sa dopo i mesi bui dell’inizio del­la pan­de­mia da Covid-19 non pos­sia­mo pas­sa­re all’eccesso di entu­sia­smo, per­ché le espor­ta­zio­ni val­go­no cir­ca la metà del giro d’affari del distret­to, per cui un +5% nell’export non è garan­zia di boom dei rica­vi in gene­ra­le. Inol­tre anche nell’export le mar­gi­na­li­tà dei pro­dot­ti sono anco­ra con­te­nu­te. Il fat­to è che sono net­ta­men­te aumen­ta­ti i costi negli ulti­mi due anni, sia per moti­vi con­tin­gen­ti (loc­k­do­wn per Covid e ora le gela­te) sia per ragio­ni strut­tu­ra­li (ricon­ver­sio­ne pro­dut­ti­va più eco­so­ste­ni­bi­le). E ci sono anco­ra mol­te inco­gni­te all’orizzonte».

Così il respon­sa­bi­le “Vivai­smo” di Con­fa­gri­col­tu­ra a livel­lo pro­vin­cia­le e regio­na­le (non­ché vice pre­si­den­te del­la fede­ra­zio­ne di pro­dot­to a livel­lo nazio­na­le) Luca Magaz­zi­ni rias­su­me la situa­zio­ne attua­le del Distret­to vivai­sti­co orna­men­ta­le di Pisto­ia, cer­can­do di fre­na­re l’euforia e le dedu­zio­ni immo­ti­va­te che sono segui­te alla pub­bli­ca­zio­ne dei dati sull’export del 2020 da par­te del Moni­tor di Inte­sa San­pao­lo. D’accordo con lui il pre­si­den­te di Con­fa­gri­col­tu­ra Pisto­ia Andrea Zela­ri, che spal­leg­gia Magaz­zi­ni in que­sto invi­to alla pru­den­za: «biso­gna man­te­ne­re il giu­sto equi­li­brio fra la sod­di­sfa­zio­ne per la ripre­sa e per le pro­spet­ti­ve posi­ti­ve che si stan­no dischiu­den­do (fore­sta­zio­ni urba­ne e mag­gio­re inte­res­se per il ver­de) e la cau­te­la per le nume­ro­se pro­ble­ma­ti­che con cui il vivai­smo pisto­ie­se si deve con­fron­ta­re: i dan­ni pro­vo­ca­ti dal cam­bia­men­to cli­ma­ti­co (gela­te, bufe­re di ven­to, sic­ci­tà e pato­ge­ni alie­ni), le scar­se dispo­ni­bi­li­tà eco­no­mi­che attua­li e per anco­ra mol­ti mesi di tan­ti clien­ti ita­lia­ni (com­pra­to­ri di pian­te) rima­sti sen­za red­di­to o pesan­te­men­te col­pi­ti dal­le restri­zio­ni per la pan­de­mia e “risto­ra­ti” in misu­ra infe­rio­re che in altri Pae­si euro­pei, gli ingen­ti costi soste­nu­ti dal­le azien­de per adot­ta­re meto­di pro­dut­ti­vi più eco­com­pa­ti­bi­li e con sem­pre minor uso di fito­far­ma­ci (inve­sti­men­ti che saran­no coper­ti da con­tri­bu­ti pub­bli­ci sol­tan­to per poco più di un terzo)».

«Un esem­pio recen­te di aumen­to dei costi impre­vi­sto e lega­to al cli­ma – osser­va Luca Magaz­zi­ni – è quel­lo del­le gela­te dei gior­ni scor­si, che han­no dan­neg­gia­to anche i vivai­sti pisto­ie­si, dal momen­to che una serie di essen­ze in ger­mo­glio (ad esem­pio gli ace­ri) pron­te a esse­re mes­se sul mer­ca­to nei pros­si­mi gior­ni sono in par­te mor­te o, per la mag­gior par­te, sono sta­te dan­neg­gia­te al pun­to da esse­re inven­di­bi­li. Mol­te di que­ste rive­ge­te­ran­no in segui­to e saran­no recu­pe­ra­bi­li, ma con aumen­to dei costi pro­dut­ti­vi. Un po’ come suc­ces­se su più ampia sca­la con il loc­k­do­wn del mar­zo 2020, che ci costrin­se a tan­to lavo­ro oscu­ro in più per sal­va­re le pian­te e ricol­lo­car­le nei vivai».

E come esem­pio di calo del­la doman­da inter­na di pian­te per effet­to del­la cri­si eco­no­mi­ca cau­sa­ta dal­la pan­de­mia, Magaz­zi­ni cita il caso degli arre­di a ver­de del­le strut­tu­re del­la risto­ra­zio­ne, che «sicu­ra­men­te avran­no mino­re capa­ci­tà di spe­sa per le per­du­ran­ti chiu­su­re e per i risto­ri del tut­to insuf­fi­cien­ti, sen­za para­go­ni con quan­to acca­du­to in pae­si este­ri come la Ger­ma­nia». Ma «lo stes­so discor­so vale per mol­te altre cate­go­rie di clien­ti col­pi­ti dal­la crisi».

«Non voglia­mo cer­ta­men­te sco­rag­gia­re i col­le­ghi vivai­sti – con­clu­do­no Magaz­zi­ni e Zela­ri –: la ripre­sa c’è sta­ta gra­zie al buon anda­men­to dell’export nel 2020 e le pro­spet­ti­ve sono buo­ne, ma anco­ra non si è veri­fi­ca­to né un boom dei rica­vi né tan­to meno dei gua­da­gni, che risen­ti­ran­no anche in futu­ro degli alti costi del­la ricon­ver­sio­ne pro­dut­ti­va ver­so un’ancora mag­gio­re eco-sostenibilità».